Paolino Vitolo, consulente informatico, webmaster, ITC 	consultant, giornalista, scrittore.Puttanieri o gay
Pagina iniziale -> Articoli -> Articoli 2000 -> #
Benvenuti! Articoli Ricerca Racconti Fotografie Siti amici Scrivimi
Stampa
e-mail
e-mail
Condividi:  Facebook  Twitter  Delicious  OKnotizie  Segnalo  Technorati  Splinder

(IL MONITORE - settembre 2000)

La cronaca è scarna, squallida addirittura: un giovane, un bravo ragazzo veneto, cui era stata sequestrata l’automobile e contestato il reato di favoreggiamento per essersi intrattenuto con una prostituta, s’impicca ad un albero con la cintura dei pantaloni, non trovando altra soluzione alla vergogna che lo travolge.
Analizziamo bene il caso, cercando di immedesimarci nella coscienza e nella psiche di un giovane di venticinque anni e, se quell’età è per noi già trascorsa, cercando di ricordare com’eravamo allora. Non parliamo di quando esistevano le “case”, cui è stato aggiunto l’aggettivo “chiuse” dopo la contestata (e contestabile) legge della brava donna senatrice Merlin, la quale evidentemente di prostituzione non doveva intendersi molto, se pensava di risolvere il problema eliminando semplicemente il luogo dove si esercitava la professione più antica del mondo e buttando letteralmente in mezzo alla strada quelle povere donne, che la sorte (non certo una scelta consapevole e ponderata) aveva ridotto in quelle condizioni. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: la dignità che s’intendeva restituire alle prostitute non arrivò mai e, se prima esse avevano una vita quanto meno codificata e regolata, dopo, sulla strada, furono semplicemente ridotte in schiavitù, ostaggio di figuri violenti e senza scrupoli. Ciò premesso, pur sapendo che quelle donne sono sfruttate, spesso malate, a volte minorenni, sempre infelici, chi di noi, di noi da giovani – intendo -, non considererebbe (o avrebbe considerato) “normale” accompagnarsi con una prostituta per una mezz’ora di trasgressione? E, pur sapendo che i nostri soldi sarebbero andati al “protettore”, che il nostro comportamento avrebbe contribuito ad alimentare il mercato, non avremmo preferito abbandonarci alla comoda assoluzione di chi pensa che “tanto le cose vanno così” e non serve a niente la goccia della nostra astinenza per prosciugare un mare d’immoralità, di violenza, di delinquenza?
Eppure questa strana Italia, che non solo tollera, ma addirittura propina al pubblico, che paga un canone governativo obbligatorio, ben tre ore di trasmissione TV in diretta sulle oscenità, sulle volgarità e sulle offese al pudore e alla decenza del “gay pride” nella Roma del Giubileo, condanna come volgari delinquenti quei giovani che cedono momentaneamente ad una trasgressione non certo pubblica, non certo esibita, non certo vissuta con “orgoglio”, non certo contro natura.
E le forze dell’ordine, come spesso accade, infieriscono sul più debole, sul più facilmente perseguibile, invece di colpire le organizzazioni, quelle sì forti e potenti, che operano delle vere e proprie tratte delle schiave per alimentare il mercato della prostituzione. E i magistrati, incapaci di condannare i violenti “protettori”, si sfogano con i poveri clienti, inventandosi fantasiosi reati come quello di favoreggiamento della prostituzione.
E succede così che un ragazzo per bene, reo di aver ceduto per un attimo a un impulso più che naturale, anche se oggettivamente condannabile, incapace di affrontare la vergogna, le chiacchiere della gente, i rimproveri della fidanzata, preferisca farla finita con un mondo, che, se invece egli fosse stato “gay”, l’avrebbe accolto a braccia aperte, coperto di lodi di onori e di concessioni, stimolando non certo la sua vergogna, ma il suo orgoglio, il “gay pride” insomma, per dirla con la concisione del termine anglosassone.
Strano mondo il nostro, ma strana soprattutto l’Italia, dove i valori sembrano sovvertiti, capovolti (mi vien voglia di dire “invertiti”); dove si è incapaci di applicare la giustizia e dove imperano in ogni campo i due pesi e le due misure.

Tool per traduzioni di pagine web
By free-website-translation.com