Paolino Vitolo, consulente informatico, webmaster, ITC 	consultant, giornalista, scrittore.Sogno di una notte di mezza estate
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(Pubblicato su "HERMES - Il messaggero del Cilento" - Palinuro - agosto 2008)

E’ mezza estate e mi sembra di sognare. I rifiuti che insozzavano le nostre strade, che si arrampicavano ai primi piani dei palazzi, che ricoprivano le nostre automobili, che ci impedivano di passare, che offendevano il nostro olfatto, che incombevano sulle nostre vite, come per incanto sono scomparsi. Davvero non speravamo che un miracolo simile potesse accadere, ma, ora che siamo tornati alla normalità, ci sembra quasi che l’emergenza rifiuti in Campania non sia mai esistita. E’ questa una caratteristica dell’animo umano: guardare sempre al meglio e dimenticare il peggio. E’ la stessa che ci consente di sperare e di continuare a vivere e a lavorare anche quando tutto sembra perduto. Ma proprio nei momenti di felicità dopo uno scampato pericolo, è bene ricordare gli avvenimenti che ci hanno permesso di uscire dalla crisi, anche per non ricadere negli stessi errori che ci avevano condotto al disastro ed anche perché questi avvenimenti si sono concentrati in non più di tre quattro mesi, una manciata di giorni, insomma. La primavera era appena iniziata e il governo Prodi, nonostante tutte le sue contraddizioni ed i suoi compromessi (o forse proprio grazie a questi), sembrava inamovibile. Poi il solito Mastella, famoso specialista in ribaltoni e nientepopodimenoché Ministro della giustizia, forse anche a causa di uno sgarbo alla sua signora, si sfila dal governo, che doveva senza fallo durare cinque anni, e ne provoca la caduta. Rovinosa la caduta, per i caduti naturalmente, ma ancora più rovinose, sempre per gli stessi personaggi, le successive elezioni politiche di aprile, che non solo hanno visto sciogliersi come neve di primavera una coalizione tenuta insieme soltanto dall’odio per l’avversario politico Berlusconi, ma hanno anche provocato (ed è questo il sogno più bello) la scomparsa dei comunisti di ogni colore non solo dal governo, ma addirittura dalla scena politica italiana. Certo ce li ritroveremo ancora nelle piazze o, peggio, in qualche azione delinquenziale, ma di questo dovranno occuparsi le forze dell’ordine, purtroppo per loro. La scomparsa dei comunisti rossi ed anche di quelli verdi dalla scena politica ha avuto un ruolo fondamentale nella soluzione del problema rifiuti. Per convincersene basterà confrontare l’operato di Bertolaso di un anno e mezzo fa, con quello del mese appena trascorso. In entrambi i casi si tratta ovviamente dello stesso personaggio, pragmatico ed efficiente, abituato a trattare e a risolvere le emergenze più gravi e per di più in entrambi i casi investito della stessa autorità, quella di commissario straordinario all’emergenza rifiuti con pieni poteri. La prima volta lo stesso Bertolaso abbandonò il campo e chiese di essere rimosso dall’incarico per l’impossibilità di risolvere alcunché (e subito dopo – ricordiamolo – l’emergenza rifiuti esplose in tutta la sua vergogna). La seconda volta lo stesso Bertolaso (non uno diverso o più bravo) ha risolto brillantemente e rapidamente il problema, come tutti noi possiamo agevolmente constatare. Mistero o miracolo? Nessuno dei due: semplicemente la seconda volta non c’era più nessun “signor No” a mettersi di traverso su qualunque decisione atta a combattere l’emergenza, che si trattasse dell’apertura di una discarica o dell’avvio di un termovalorizzatore. Alludo naturalmente, come i lettori avranno già compreso, all’ex Ministro dell’ambiente dell’ex governo Prodi, Pecoraro Scanio, famoso cocomero (“mellone” in dialetto napoletano), verde fuori e rosso dentro (la definizione non è mia, ma di un gustoso libro delle edizioni di Libero, il n. 19 per l’esattezza). Il succitato figuro, evidentemente a corto sia di idee sia di cultura sia di qualsiasi preparazione tecnica, messo lì a fare il Ministro dell’ambiente per meriti francamente imperscrutabili e assolutamente trascendentali, trovava molto comodo cavalcare la tigre dell’ignoranza e della credulità della gente peggiore, per intenderci quella della filosofia nimby o banana (nimby = not in my back yard = non nel mio cortile; banana = build absolutely nothing anywhere near anything = non costruire assolutamente nulla in nessun posto vicino ad alcunché). Atteggiamento la cui comodità è pari solo alla sua ottusità e stupidità, ma preferito da demagoghi e capipopolo per la facilità con cui, grazie ad esso, si ottengono consensi e si trascinano le masse più becere. Pensate alla gente di Chiaiano che avrebbe preferito vivere sommersa da spazzatura in putrefazione pur di non far aprire la famosa discarica. In verità la filosofia nimby e banana è talmente facile e diffusa, che neanche il nostro Comune ne è immune. Ma di questo parleremo più avanti. Per ora ci basti ribadire che, spariti i bastian contrari in servizio permanente effettivo e grazie agli strumenti legislativi rapidamente approntati dal governo Berlusconi, la “munnezza” è stata debellata. Del resto, anche quando eravamo ancora sull’orlo della disperazione e invocavamo aiuto da Berlusconi, avremmo dovuto capire che le cose sarebbero finite bene. L’avremmo dovuto capire da un episodio quasi marginale: il fatto che il responsabile di questa catastrofe, il governatore Bassolino, si fosse schierato immediatamente dalla parte del governo e del fino ad un attimo prima odiato Berlusconi. La furbizia del presidente della Regione Campania è infatti proverbiale: basti pensare che, con tutto quello che è stato capace di combinare, è persino riuscito a non andare in galera, mentre altri personaggi meno bravi, per una misera storia di tangenti corruzione e concussione in ambito sanità, ci sono andati dritti come fusi (vedi Del Turco in Abruzzo). I benefici della soluzione del problema rifiuti si sono naturalmente estesi a macchia d’olio anche in ambito locale e, non appena è stata riaperta la discarica di Serre, il nostro territorio è stato liberato dalle immondizie ormai traboccanti. Sì, perché - tengo a precisare - il sito di stoccaggio provvisorio in prossimità dell’uscita di Centola della superstrada è riservato allo stoccaggio provvisorio, appunto, della differenziata e non allo sversamento dei rifiuti comuni e quindi si è dovuta aspettare la riapertura di Serre per ripulirci. Dico questo per tranquillizzare i nimby e i banana di casa nostra. Nel frattempo è partita la differenziata, che dopo i primi prevedibili inceppamenti iniziali, sta dando risultati veramente incoraggianti. Questo perché la popolazione ci crede e ce la sta mettendo tutta, anche in un periodo obiettivamente difficile, per l’imminente inizio della stagione estiva. Ci auguriamo che la cittadinanza riesca a far capire anche ai turisti meno rispettosi dell’ambiente che questo è un paese civile, che si è dato delle regole che vanno rispettate da tutti, anche dagli ospiti occasionali. Il discorso sui rifiuti ci ha portato a parlare del nostro paese e qui il sogno di mezza estate si fa meno bello, meno sereno. Poco più di un anno fa la coalizione di Romano Speranza vinse le elezioni comunali con una buona maggioranza, dopo ben quindici anni di predominio della coalizione che ora sta all’opposizione. Un’opposizione forte, che non ha mai accettato la sconfitta e che purtroppo tra le due strade, collaborazione anche se critica con la maggioranza oppure contrasto duro e indiscriminato, ha preferito purtroppo la seconda. Purtroppo per l’opposizione, naturalmente, che in questo modo sta dimostrando di non saper governare. Perché – è bene ribadirlo – nei paesi civili l’opposizione governa, proponendo soluzioni e vigilando sulla corretta esecuzione del programma e non si limita a seminare malcontento nella speranza di riconquistare domani o dopodomani il potere perduto. Lo dico e lo ripeto con molta amarezza: questo foglio, che è un foglio di destra, quindi nato come foglio di opposizione quando la destra era appunto all’opposizione, si trova ora ad essere visto, per la forza dei fatti, come un foglio “governativo”. Lo dico e lo ripeto: non è così. Così come ai tempi di Giovannino Stanziola Hermes era aperto ai contributi della maggioranza di allora, oggi che il sindaco si chiama Romano Speranza continua ad essere aperto ai contributi di quelli che si trovano ora all’opposizione. Lo dimostrano i fatti ed è un fatto, per esempio, che questo numero di Hermes ospiti un pezzo di Jenny Cavaliere, che non è certo tenera nei riguardi dell’attuale maggioranza. Ma anche lei, come tutti, ha diritto di parola, perché dal confronto civile nasce la democrazia e il progresso. Per il resto, incontro spesso per strada persone che si lamentano, che esprimono il loro malcontento, che dicono che non è cambiato niente e che il paese soffre. Ma quando chiedo loro perché e li sollecito a mettere per iscritto, motivandole, le loro istanze, non sanno o non vogliono rispondermi e le loro restano lamentele vane. Io penso e l’ho sempre detto, che quando si ha qualcosa da dire, quando c’è qualcosa che non condividiamo o che ci sembra sbagliata, si abbia il diritto e il dovere di dirla lealmente e con coraggio anche a chi riteniamo nostro avversario politico. Parlare “da dietro”, come si suol dire, o, peggio, diffondere volantini anonimi è pura vigliaccheria e non porta a niente. Dimostra soltanto o che abbiamo paura di dire quello che pensiamo o che i nostri argomenti sono pretestuosi o addirittura inconsistenti e falsi. Conosco questo paese da quasi cinquant’anni, ma solo negli ultimi dieci, da quando ho smesso di pensare solo al mare e alla natura lussureggiante ed ho cominciato ad interessarmi di politica, mi sono accorto con stupore che questo territorio baciato da Dio soffre invece di contrasti dilanianti e insanabili di fazioni che si sono giurate odio eterno. Taluno, da me interrogato sui motivi di tale situazione abnorme, ha risposto: “perché ci conosciamo tutti troppo bene”. Mi sembra una risposta terribile, perché presuppone una mia intrinseca estraneità a questa terra di cui peraltro mi sento parte integrante: non conosco tutti, non so bene le cose, quindi sono incapace di odiare come si deve e pretendo ingenuamente di collaborare con tutti. Scusatemi se insisto, ma non accetto questa diagnosi aberrante. E vorrei che non l’accettaste neanche voi, miei concittadini, miei amici, abitanti come me di un paradiso. Vi prego, fate che questo paradiso resti tale per sempre. Mettete da parte le invidie, le gelosie, le frustrazioni, la rabbia repressa, il rancore. . Solo con la collaborazione di tutti possiamo raggiungere gli obiettivi comuni, comuni perché sono gli stessi sia per la maggioranza che per l’opposizione: il benessere del nostro paese. .
Purtroppo so che questo è un sogno, il mio sogno di una notte di mezza estate.

Paolino Vitolo
paolino.vitolo@fastwebnet.it


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