Paolino Vitolo, consulente informatico, webmaster, ITC 	consultant, giornalista, scrittore.Per i quindici anni de IL CERCHIO
Pagina iniziale -> Articoli -> Articoli 2010 -> #
Benvenuti! Articoli Ricerca Racconti Fotografie Siti amici Scrivimi
Stampa
e-mail
e-mail
Condividi:  Facebook  Twitter  Delicious  OKnotizie  Segnalo  Technorati  Splinder

(Quaderni de IL CERCHIO - giugno 2010)

Sembra che sia passato un secolo, anzi un’eternità, da quando Antonio Bassolino era ancora tra noi.
Mi rendo conto che questa affermazione suona un po’ funerea e se il santo di Afragola mi leggesse, non potrebbe fare a meno di abbandonarsi a goliardici o napoletanissimi scongiuri. Purtroppo o per fortuna, a seconda dei punti di vista, quella frase significa solo che Bassolino non è più governatore della Campania e non riveste al momento alcun incarico politico. Sembra passato un secolo, ma in realtà non sono passati nemmeno due mesi e questo ci dimostra come si dimentica facilmente e velocemente.
Ma non è lecito dimenticare, non fosse altro perché il figuro di cui parliamo ce lo siamo tenuti sul groppone per più di quindici anni, pressappoco l’età del Cerchio, cioè di questa rivista che benevolmente ospita i miei scritti.
Quando Bassolino fu eletto sindaco di Napoli il 5 dicembre 1993, battendo al ballottaggio la candidata del centro-destra Alessandra Mussolini, la città sembrò fermarsi per un attimo, come per tirare un lungo respiro. Napoli era quella che era e che purtroppo è ancora adesso: una città bellissima, ma disordinata, invivibile, una città senza futuro, senza sviluppo, senza lavoro, senza prospettive. Una città da amare o da odiare incondizionatamente, come una fede, come una religione. Molti sperarono che il nuovo sindaco potesse da solo dare la svolta necessaria per riscattare decenni di immobilismo e di malgoverno o almeno di poco governo. Ci fu persino chi, nel suo piccolo, cominciò a sforzarsi di seguire le regole basilari del vivere civile, quelle che nelle altre città si rispettano naturalmente, senza accorgersene; e ci fu qualcuno che improvvisamente, da un giorno all’altro, cominciò a fermarsi ai semafori rossi e qualche volta persino alle strisce pedonali.
Il nuovo sindaco, essendo di sinistra, ebbe subito dalla sua parte i più importanti mezzi di informazione e, ancora prima che incominciasse a lavorare, fu osannato quasi come un messia che avrebbe fatto risorgere la città. Era l’orchestra mediatica delle forze uscite indenni da tangentopoli, che si figuravano un futuro di gloriosa, indiscussa e imperitura permanenza sulle poltrone del potere. Negli stessi giorni – se ben ricordate – si approntava la “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto, che ancora non aveva conosciuto lo scorno della sconfitta da parte di un parvenu della politica quale era allora Silvio Berlusconi.
Ma non divaghiamo. Al di fuori del potente coro del conformismo e del politicamente corretto si udirono poche sparute voci, ma forti e squillanti. Tra queste naturalmente ci fu il neonato Cerchio, e fu proprio il sottoscritto che ebbe l’onore di esprimere il dissenso e l’indipendenza intellettuale e morale contro quello che, più che un sindaco, sembrava un santo: sant’Antonio da Afragola. I lettori ricorderanno le lettere aperte che in ogni numero del Cerchio indirizzavo a Bassolino. Lettere che furono poi raccolte in un libro intitolato “Caro Bassolino”, pubblicato come supplemento del Cerchio nel novembre 1997, cioè in occasione delle nuove elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Napoli.
Ho riletto quelle lettere dopo tanti anni. Pur avendole scritte io stesso, non le ricordavo, o meglio non ne ricordavo lo spirito. Erano ingenue, gentili, quasi tenere: forse pensavo veramente di parlare al personaggio che mi proponevo di attaccare, forse mi illudevo che egli le leggesse e ne traesse spunto per correggere gli errori, per migliorare l’azione verso lo scopo che io stesso mi prefiggevo, che tutti noi, napoletani del Cerchio e non, ci prefiggevamo: la rinascita della nostra disgraziata città.
Ma Bassolino non mi lesse mai, ne sono certo. Egli, che certo non è uno stupido, capì che una vera azione di risanamento, oltre ad avere un esito molto incerto, gli avrebbe portato più guai e inimicizie che gloria. Forte dell’appoggio dei media, optò per un risanamento mediatico, appunto. Nacque così la leggenda del “rinascimento napoletano”, di cui si cianciava giulivamente in tutti i salotti buoni di Napoli e anche d’Italia e del mondo. E arrivarono persino un po’ di turisti, anche se attirati non solo dalle bellezze di Napoli, ma anche – come mi disse uno stretto collaboratore del sindaco, ormai defunto – dall’emozionante prospettiva di poter essere coinvolti in qualche selvaggia azione di “safari urbano”. E devo dire che molti furono veramente accontentati dagli scippi, dalle rapine con destrezza e dalle aggressioni, che continuavano tranquillamente anche durante il “rinascimento”.
Le mie lettere ed il libro “Caro Bassolino” non servirono a nulla, come è ovvio. Il sindaco santo, proprio nel novembre 1997, fu rieletto al primo turno con una maggioranza bulgara del 72,9% e capisco persino chi lo votò con tanto entusiasmo. L’illusione del rinascimento, pur se illusione, era troppo bella e molti, la maggioranza, non ebbero la forza di rinunciarvi, ottenebrati com’erano da un coro mediatico di proporzioni non comuni.
Il seguito della storia lo conosciamo. Dopo un anno Bassolino andò a fare il ministro del lavoro nel governo D’Alema e abbandonò la città al suo vice. Molti non sopportarono lo strappo e, al pari di un amante disilluso, cominciarono a riaprire gli occhi. La favola del rinascimento si dissolse come una bolla di sapone.
Ma non così la fortuna del nostro personaggio, che si dimise da ministro nel giugno 1999, ufficialmente in seguito all’assassinio del suo consulente Massimo D’Antona, ma in realtà perché si era accorto che il bel giocattolo si stava irrimediabilmente rompendo. E infatti dopo pochi mesi lasciò la carica di primo cittadino, per candidarsi alla presidenza della regione Campania, dimostrando chiaramente, se pure ce ne fosse stato bisogno, di fregarsene altamente delle sorti della città, che pure lo aveva eletto a suo messia.
E’ ovvio, che l’appoggio del solito conformismo dei mezzi di informazione permise a Bassolino di essere eletto e poi rieletto presidente della regione, così come permise a Rosa Russo Iervolino di essere eletta e poi rieletta sindaco di Napoli. Come siano state ridotte la Campania e Napoli dai due ineffabili compari è oggi sotto gli occhi di tutti. E tremo per il compito spaventoso, quasi disumano, che attende il neo governatore Stefano Caldoro, che si è trovato tra le mani un’amministrazione regionale devastata non solo da anni di malgoverno, ma anche dalle azioni piratesche degli ultimi giorni di agonia del predecessore. Ma Caldoro è un ragazzo serio e sono certo che saprà circondarsi di persone serie che lo aiuteranno: gli auguro con tutto il cuore di avere successo, non solo per il suo bene, ma soprattutto per il nostro.
Tornando alle vecchie lettere di “Caro Bassolino”, devo ammettere che non ho più scritto niente di simile da allora. Ho detto prima che quelle lettere, rilette dopo tanto tempo, mi sono sembrate ingenue: è vero, quella era l’ingenuità della politica onesta e corretta, fatta per il bene ed in nome del cittadino. Era la politica che fu in qualche modo auspicata da Antonio Rastrelli, predecessore di Bassolino al governo della Campania (se si esclude l’insignificante parentesi del carneade Losco). La politica onesta e corretta che lo stesso Rastrelli seppe riassumere in una sola parola: “ortocrazia”, che significa governo dell’onestà e della correttezza. Si trattava di un’utopia, ovviamente, come è facile oggi costatare sfogliando i giornali o ascoltando il telegiornale. Ma è un’utopia di cui non sappiamo fare a meno e che vogliamo difendere con tutte le nostre forze, con le unghie e con i denti, anche sapendo che forse ci stiamo attaccando a un’illusione.
Come recita un vecchio detto, la speranza è l’ultima a morire ed io penso che non ci sia modo migliore di festeggiare i quindici anni del Cerchio che augurarci e soprattutto combattere perché questa splendida illusione diventi realtà.

Paolino Vitolo
paolino.vitolo@fastwebnet.it


Tool per traduzioni di pagine web
By free-website-translation.com