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(Attualità del 26 maggio 2011)

Napoli città sfortunata. Quando, nel 1993 (sono passati già diciotto anni) iniziò la cosiddetta stagione dei sindaci, cioè l'introduzione della legge elettorale che permette l'elezione diretta del primo cittadino, tra i due candidati che si contendevano la terribile responsabilità di governare una città pressoché ingovernabile, la città, proprio perché ingovernabile, scelse il candidato che non si era posto affatto il problema di governare, ma solo quello di fare carriera politica. E infatti Bassolino, squallido funzionario della sezione di Afragola del vecchio PCI, di fare carriera aveva proprio bisogno, visto che non era nessuno e a mala pena sapeva mettere in fila due parole di italiano. C'è da dire che in quella occasione i napoletani confermarono alla grande la loro abilità di darsi la zappa sui piedi. Per capirci meglio, basti ricordare la fine che hanno fatto, da alcuni secoli a questa parte, tutti quelli che si sono spesi sinceramente per Napoli. Qualche nome? Ecco i primi che mi vengono in mente: Masaniello, Gioacchino Murat, Achille Lauro. Quindi, per concludere, nel 1993 i napoletani, tra la Mussolini, signora volenterosa e onesta (e anche molto coraggiosa, come chiunque voglia governare Napoli sul serio e non per burla) e Bassolino, imbroglione che voleva fare solo gli affaracci suoi, scelsero l'imbroglione, che, da par suo, fu bravissimo a fregarli alla grande per molti anni, prima come sindaco e poi come presidente della Regione (non senza aver lasciato al Comune la sua appendice Iervolino, campionessa mondiale di inettitudine e inconcludenza).
Con queste premesse e con la catastrofe ambientale e sociale, provocata dai suddetti figuri, sotto gli occhi del mondo intero, era facile immaginare che alle elezioni comunali del maggio 2011 avrebbe potuto vincere anche il cavallo di Caligola. Purtroppo, mai previsione fu più facile, drammaticamente facile. Dopo il primo turno, visto che l'unico candidato credibile non è riuscito a raggiungere il 50% dei consensi, per lo scarso impegno delle cosiddette persone per bene, adesso siamo costretti ad affrontare il ballottaggio proprio contro il cavallo di Caligola. Per parlare fuor di metafora, il cavallo di Caligola è il dott. De Magistris, magistrato d'assalto a riposo per fallimento, con nessuna esperienza di gestione aziendale e tanto meno di governo della cosa pubblica.
Per evitare di essere tacciato di partigianeria, mi basta citare il programma di De Magistris per la gestione della paurosa emergenza rifiuti napoletana. Esso è molto semplice: raccolta differenziata da subito al 70% e per il rimanente 30% realizzazione di nuovi impianti di compostaggio. In più nessun nuovo termovalorizzatore e chiusura di quello attualmente attivo di Acerra, perché dannoso (?!) per la salute.
Vorrei confutare il programma spazzatura del nostro ineffabile cavallo di Caligola punto per punto, partendo dall'ultimo. I termovalorizzatori NON inquinano e non producono diossina, come dice invece il cavallo, e tanto meno quello di Acerra che è nuovissimo. Se i termovalorizzatori fossero così inquinanti non sarebbero utilizzati a tutto spiano nella civilissima e pulitissima Europa ed anche nel resto d'Italia, regioni rosse comprese. L'ultimo punto del programma spazzatura del cavallo di Caligola è dunque una boiata pazzesca in perfetto stile Pecoraro Scanio, per citare un non compianto imbecille che un tempo parlava tutti i giorni ai telegiornali e che ora, grazie al cielo, non vediamo più. Penultimo punto: gli impianti di compostaggio vanno benissimo, ma per realizzarli ci vogliono mesi, se non anni, e, anche se a regime, non possono risolvere tutto il problema dei rifiuti senza termovalorizzatori. Quindi il 30% dei residui della differenziata dovremmo mangiarli o conservarli da qualche parte. E qui arriviamo al primo punto, il più dolente. La raccolta differenziata al 70% è un obiettivo utopistico che non sono riusciti a raggiungere nemmeno a Bolzano, città serissima e pulitissima. A Napoli, che è molto più allegra e che è ridotta come è ridotta, quando potremo arrivarci?
Vediamo invece lo stesso programma, della monnezza per intenderci, del candidato Lettieri. Raccolta differenziata, innanzitutto. Poi potenziamento dei compattatori e dei termovalorizzatori, come si fa in tutti i paesi civili. E nel frattempo? Nei mesi (o anni) che servono per andare a regime? Lettieri ha già individuato un paese della comunità europea disposto a prendere i nostri rifiuti. Guadagnandoci pure, naturalmente, perché i rifiuti, quando ci si sa fare, sono una ricchezza.
Dunque, se Napoli fosse una città normale, non ci sarebbe gara tra De Magistris e Lettieri. Quest'ultimo vincerebbe a mani basse.
Parlando senza mezzi termini e senza falsi pudori, Napoli si trova di fronte a una scelta epocale: deve decidere se essere una città normale, anche se bella, o una città di merda, anche se bella. In ogni caso i napoletani avranno il governo che si saranno meritati.
Speriamo che sia quello giusto.

Paolino Vitolo


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