Paolino Vitolo, consulente informatico, webmaster, ITC 	consultant, giornalista, scrittore.Fuori dall'euro
Pagina iniziale -> Articoli -> Articoli 2011 -> #
Benvenuti! Articoli Ricerca Racconti Fotografie Siti amici Scrivimi
Stampa
e-mail
e-mail
Condividi:  Facebook  Twitter  Delicious  OKnotizie  Segnalo  Technorati  Splinder

(Attualità del 31 dicembre 2011)

Prima di entrare in argomento devo fare una triste premessa, doverosa soprattutto per gli amici che hanno letto il mio ultimo pezzo "Fuori dal tunnel" . Questo infatti parlava della crisi e delle sue origini e del colpo di stato che ha portato Monti al potere, ma si concludeva con un messaggio di ottimismo, basato sulla convinzione che Monti avesse la capacità e soprattutto la volontà di salvare l'Italia e gli italiani. Bene, – ed è questo il succo della triste premessa – ora questo ottimismo non c'è più: Monti non salverà l'Italia e gli italiani, non perché non ne sia capace, ma perché il suo compito, quello che gli hanno imposto i suoi padroni (che, manco a dirlo, non siamo noi), è di segno diametralmente opposto. Egli non deve salvarci, ma semplicemente ridurci a schiavi della finanza internazionale.

Questa convinzione mi deriva da sospetti e da fatti apparentemente scollegati, che invece, se opportunamente inquadrati, parlano fin troppo chiaro. L'articolo del 30 dicembre del Wall Street Journal, tradotto integralmente in italiano da Milano Finanza, rivela che a fine ottobre la Merkel, cancelliere cioè primo ministro tedesco, telefonò personalmente a Napolitano, presidente della Repubblica italiana, violando così la rigida regola protocollare che prescrive che i colloqui ufficiali tra nazioni avvengano tra personaggi omologhi. In parole povere, se la Merkel avesse telefonato direttamente a Berlusconi, non ci sarebbe stato nulla da eccepire; agendo in questo modo, invece, ella non solo scavalcò Berlusconi, ma svillaneggiò anche Napolitano, per il semplice fatto di non averne rispettato la carica ed il ruolo.

Questo per quanto riguarda la forma. Per quanto riguarda la sostanza, invece, andiamo molto ma molto peggio. Vorremmo sinceramente che non fosse avvenuto, ma purtroppo il fatto che la Merkel abbia gentilmente ordinato a Napolitano di sbarazzarsi di Berlusconi, sostituendolo con il prof. Monti a lei gradito, ci sembra purtroppo molto credibile. E chiarisce alcuni fatti (ripeto "fatti") che solo così si spiegano benissimo. Cito a memoria: Monti che in tempi non sospetti sale e scende le scale del Quirinale; Monti che scorrazza a Berlino; Monti che fa la manovra lagrime e sangue (la prima parte) e corre a riferire a Bruxelles prima di informare il Parlamento italiano, cioè noi; e infine, last but not least (scusatemi, ma questo è lo stile fine bocconiano), Monti che, nella conferenza stampa di tre ore del 29 dicembre, si rivolge con la coda tra le gambe al rappresentante della stampa tedesca, cioè dei suoi padroni.

Comprensibilissima la "secca smentita" del Quirinale, comprensibili anche le difese di ufficio di Cicchitto e Gasparri del PdL ("Se fosse vero, Napolitano avrebbe sbattuto il telefono in faccia alla Merkel" e "il WSJ monta una polemica per danneggiare il sistema europeo rivale di quello americano"), nobile e comprensibile anche la parola "fine" posta alla vicenda dal diretto interessato Berlusconi, che afferma di essersi dimesso di sua propria volontà per il bene dell'Italia.

Tutto bello e idilliaco. Abbiamo scoperto, anche se un po' in ritardo, che il WSJ del cattivo Murdock dice le bugie. Peccato che, quando parlava male di Berlusconi, tutti i nostri soloni opinionisti prendessero le sue parole per oro colato. Ma, ancora più peccato che proprio quella che ha provocato questo putiferio, la Angela Merkel che tanto angela non è, non abbia assolutamente offerto alcuna smentita, né ufficiale né tanto meno ufficiosa. C'è da esserne preoccupati. E se fosse tutto vero?

Vero o falso, la sostanza non cambia, e proprio per questo invito i miei lettori a dimenticare questi personaggi da operetta, che hanno purtroppo il difetto di influenzare negativamente e pesantemente le nostre vite, e a concentrarsi su alcune considerazioni fondamentali.

L'euro, la moneta unica europea, ha dieci anni. Sembrava, quando nacque, che avrebbe accelerato inesorabilmente l'unione politica degli stati europei. Ne ha invece esaltato i contrasti, le invidie, le divisioni. A fronte di nessun vantaggio ha portato in Italia ad una perdita del potere di acquisto stimata del 40%, ma in realtà superiore, visto che i bottegai adottarono immediatamente l'equazione "1 euro = 1000 lire". Questa moneta, che ha impoverito soprattutto il ceto medio, ha lo spaventoso difetto di essere una moneta debolissima, poiché, come si dice, non è una moneta "sovrana". Ciò significa che nessuno degli stati europei che hanno adottato l'euro ha il potere di battere moneta. E battere moneta è il sistema principe di cui dispone una nazione per contrastare la speculazione della finanza internazionale. Per convincersi di questo, invito a considerare la scelta della Gran Bretagna, entrata in Europa conservando però gelosamente la sua moneta nazionale, la sterlina. Per convincersi ancor di più, invito i più scettici dei miei lettori ad andarsi a leggere le parole del premio Nobel per l'economia Paul Krugman in un articolo dell'11 novembre 2011 intitolato "L'Italia con l'euro si è ridotta ad un paese del Terzo Mondo" (http://www.macropolis.org/euro/krugman.htm); o quelle di un altro premio Nobel per l'economia, Robert Mundell in un articolo del 5 agosto 2011 intitolato "L'Europa si prepari a salvare l'Italia" (http://www3.lastampa.it/economia/sezioni/articolo/lstp/414575/); o ancora quelle di un altro premio Nobel, Joseph Stiglitz: "Euro alla deriva" del 9 dicembre 2011 (http://www.lettera43.it/economia/macro/33581/stiglitz-euro-alla-deriva.htm ).
Con queste premesse il numero degli euroscettici aumenta di giorno in giorno. A questi, i sostenitori della moneta unica europea, in buona o in mala fede, ribattono che uscire dall'euro costerebbe molte più lagrime e sangue che rimanerci. E qualcuno si è anche spinto a dichiarare il costo medio per cittadino per tornare alla lira: non meno di 10.000 euro solo per il primo anno. Peccato che questa affermazione non sia suffragata da uno straccio di spiegazione e che quindi assuma un'aura puramente terroristica.

Proviamo invece a ragionare seriamente. Passando dalla lira all'euro i prezzi raddoppiarono: mi sembra plausibile che nel passaggio inverso i prezzi non si dimezzeranno. Prepariamoci quindi a pagare il pane 5000 lire al chilo, il caffè 2000 e il giornale 2400 lire. Così fa un po' più di impressione, non è vero? Ma è bene che faccia impressione: basterebbe questa "impressione" a calmierare i prezzi. Ci sarebbe poi il vantaggio enorme e fondamentale che la Banca d'Italia potrebbe battere moneta, potrebbe svalutare e rivalutare, potrebbe fissare in proprio i tassi di interesse. In una parola avrebbe nuovamente in mano le leve dell'economia, che ora sono invece in mano dei cosiddetti poteri forti, cioè della finanza internazionale.

Tornando alla lira avremmo tutto da guadagnare e riavremmo una prospettiva di crescita. Oggi abbiamo sudato lagrime e sangue e abbiamo pagato parte dei nostri debiti, ma l'anno prossimo dovremo sudare ancora e poi ancora e ancora, per sempre. E senza prospettive di sviluppo. Rimarremmo schiavi della finanza internazionale. E' bene quindi affrontare sacrifici non per soddisfare questo moloch insaziabile, ma per tornare ad essere padroni della nostra vita. Ma per far questo il professor Monti non può aiutarci: serve un governo eletto del popolo e non frutto di un intrigo di palazzo. Il professore, promosso a preside, ha dimostrato di essere molto preparato. E' molto bravo ad insegnare, ma non sa, non può governare, anche perché non risponde delle sua azioni a noi, al popolo sovrano, ma solo ai suoi padroni stranieri. Che se ne torni a casa, alla sua università. Non son passati neanche due mesi e già ne abbiamo abbastanza. Se ne vada professore, con il suo loden, le sue citazioni inglesi, il suo parlare educato e forbito. Ne abbiamo abbastanza delle sue lezioni di economia, dei suoi sacrifici per tutti, dei suoi "scontenteremo tutti indifferentemente". Non ci faccia perdere altro tempo; noi abbiamo un compito ben più serio: far rinascere l'Italia, la nostra Patria.


Paolino Vitolo


Tool per traduzioni di pagine web
By free-website-translation.com