Paolino Vitolo, consulente informatico, webmaster, ITC 	consultant, giornalista, scrittore.Un tesoro dimenticato del Sud
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(Corriere del Mezzogiorno - 27 novembre 2001)

Figura 1 - Il nuovo serbatoio dell'acquedotto sovrasta il borgo medioevale
Fig. 1 - Il nuovo serbatoio dell'acquedotto sovrasta il borgo medioevale
Sanseverino di Centola, nel cuore del Parco Nazionale del Cilento. Il paese moderno, sorto non più tardi degli anni ’50, si adagia mollemente ai piedi dell’antico borgo medioevale, che, dall’alto dell’irto colle posto a guardia della gola del fiume Mingardo, sembra vegliare sul suo giovane discendente. Il borgo nacque intorno al 1200 ai piedi di un imprendibile castello, i cui ruderi sono tuttora visibili, fondato verso il 1045 dal normanno Turgisio, giunto nella regione al seguito di Roberto il Guiscardo. Il nome deriva dalla famiglia Sanseverino, che lo tenne, insieme con altri feudi nell’Italia meridionale, fino al 1400. L’apertura della strada di fondo valle nei primi anni del 1900 spinse il migliaio di abitanti del vecchio borgo ad emigrare progressivamente in nuove abitazioni costruite più comodamente lungo la nuova strada, abbandonando così le impervie solitudini del paese medioevale, preservatosi nei secoli proprio perché isolato e imprendibile.
Se il nostro fosse un paese normale, non ci sarebbero dubbi che un simile gioiello, frutto di un insieme così raro di circostanze, sarebbe un punto di riferimento, un fiore all’occhiello, inserito per di più in un parco nazionale, che ha proprio nella varietà degli ambienti rappresentati la sua caratteristica peculiare. E invece, al di là della sparuta visita guidata organizzata da qualche albergatore di buona volontà o delle scarse presenze di appassionati curiosi, il borgo medioevale di Sanseverino deve combattere con il problema dell’abbandono. E sorte non dissimile subiscono gli abitanti del paese moderno, i figli di quelli che costruirono le case nuove sulla strada statale, attirati dalla comodità dell’automobile, della stazione ferroviaria e dell’acquedotto. E a proposito di acquedotto: non è affatto vero, come afferma qualche foglio locale ansioso di ingraziarsi le autorità, che finalmente Sanseverino abbia finalmente avuto l’acqua corrente. Questa in verità c’è da sempre e non manca nemmeno in qualche antica dimora del borgo medioevale. Se mai, la novità a proposito di acquedotto è il mostruoso serbatoio sconsideratamente costruito proprio sopra al borgo, a far scempio di un intatto paesaggio di rara bellezza (vedi foto in fig.1).
Figura 2 - Il piazzale della stazione ferroviaria ridotto a discarica
Fig. 2 - Il piazzale della stazione ferroviaria ridotto a discarica
E, per ironia della sorte, quegli abitanti, che avevano scelto a suo tempo le “comodità” del fondo valle, si trovano adesso ad affrontare le innumerevoli “scomodità”, cui sono stati condannati da un’amministrazione miope e ingrata. Tra queste, la mancanza di un servizio di trasporti pubblici appena decente (una sola corsa di autobus porta al capoluogo Centola alle sette e mezza del mattino e ne torna alle 14,30), la mancanza di un ambulatorio medico (incredibile nel terzo millennio!), la mancanza di uno sportello bancario, un ufficio postale che funziona solo tre giorni alla settimana e infine, dulcis in fundo, una fognatura a cielo aperto che raccoglie anche gli scarichi della sovrastante frazione di Foria di Centola (il tutto senza depuratore, ovviamente!).
A questo punto c’è da chiedersi: ma i signori amministratori, siano essi del Comune, o del Parco o dell’Ente del Turismo, si rendono conto di aver avuto in dono dalla storia e dalle circostanze un gioiello, che altri avrebbero valorizzato, rendendolo una meta turistica di prim’ordine? Perché non approfittare del Parco Nazionale, della vicinanza di Palinuro, definita la “perla del Cilento”, e di altri siti vicini di sicuro richiamo paesistico, archeologico e ambientale, per fare di Sanseverino una tappa di un itinerario storico e culturale del nostro Sud? Se è vero, come è vero, che dal turismo può partire la rinascita del Mezzogiorno, questi interventi di valorizzazione, più che una scelta, sono un obbligo per chi amministra la cosa pubblica.


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