Paolino Vitolo, consulente informatico, webmaster, ITC 	consultant, giornalista, scrittore.L'austerità prossima ventura
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(febbraio 2000)

Per quelli di noi, che, eufemisticamente parlando, hanno ormai raggiunto la maturità, l’ultima trovata delle domeniche a piedi, per rimediare all’aumento del prezzo del petrolio, assume il sapore del "déja vu". E proprio per questo, pur apprezzando l’attivismo degli ambientalisti, degnamente capitanati dal ministro Ronchi, non ce la sentiamo di unirci agli entusiasmi della massa; anche perché non ci sembra che il provvedimento sia molto congruente con il problema che vorrebbe affrontare. Se Ronchi è preoccupato per le nostre povere tasche di automobilisti incalliti, lo ringraziamo per la sua sensibilità, ma, giusto per tranquillizzarlo, vorremmo ricordargli che la domenica è proprio il giorno in cui le automobili circolano di meno, perché generalmente non si è obbligati a uscire con l’auto e, se lo si fa, è per libera scelta e per diletto. E, come è facile intuire, il diletto è qualcosa cui dobbiamo rinunciare, quando ci rendiamo conto di non potercelo permettere. Non è invece per libera scelta che usiamo la macchina per andare al lavoro, quando non ci sono mezzi pubblici efficienti e sufficienti, o paghiamo le tasse di possesso e l’assicurazione RC, che sono per definizione obbligatorie. Quindi se il Ministro è preoccupato per le nostre tasche, - grazie tante! – non è l’eventuale uscita domenicale che può prosciugarcele: ci sono ben altre spese e balzelli che tormentano il povero automobilista. E se invece la preoccupazione, come sarebbe più logico, fosse di tipo ecologico e ambientalista, a maggior ragione le domeniche (soprattutto quelle invernali) restano sempre i giorni di minor traffico e quindi i più tranquilli da questo punto di vista.
Ma torniamo allora al "déja vu". Nell’ormai lontano 1973 fummo costretti a subire alcune domeniche allucinanti in cui si era letteralmente sequestrati dalle ore 0 alle 24, dato che anche allora e soprattutto nei giorni festivi i mezzi pubblici non erano un gran che. E la motivazione fu che, a causa della guerra arabo israeliana le riserve di petrolio stavano letteralmente esaurendosi. Si pensò perciò di farlo risparmiare proprio a chi, allora come oggi, ne consuma di meno e per di più nei giorni in cui il consumo è ancora più basso. Scoprimmo poi con amarezza che la verità era un’altra, molto più prosaica: prima del blocco la benzina costava poco più di cento lire al litro e da oltre dieci anni non era quasi aumentata. Improvvisamente, con la fine dell’austerità (come fu battezzata), il prezzo balzò in un sol colpo a 350 lire al litro; e nessuno si arrabbiò o pensò di fare la rivoluzione, come sarebbe stato logico prima del blocco, ma tutti fummo ben felici di pagare e di pagare sempre di più, pur di riconquistare quel senso di libertà che l’automobile, a torto o a ragione, riesce a darci.
Passarono gli anni e il prezzo del petrolio continuò ad aumentare, ma noi facemmo un bellissimo referendum, nel quale, accecati da una campagna tanto terroristica quanto bugiarda, decidemmo di rinunciare PER SEMPRE all’uso dell’energia nucleare. Finendo così per pagare a peso d’oro quell’energia che paesi più o meno vicini continuano a produrre con le centrali nucleari, a rischio e pericolo anche nostro, come il disastro di Chernobyl insegna. E senza considerare che l’uso dei combustibili tradizionali per produrre energia è una tecnica molto più inquinante del nucleare, che, se i parametri di sicurezza sono rigorosamente rispettati, è suscettibile di produrre energia non solo pulita, ma anche sicura.
E oggi qualcuno vuol farci riscoprire il fascino delle domeniche a piedi, soltanto perché una concomitanza di fattori economici e politici (tra cui le sciagurate prestazioni della moneta unica europea) ha fatto salire il prezzo del petrolio. Ma poi scopriamo che nei moderni progetti di austerità non si parla di andare tutti a piedi, ma soltanto di lasciare a casa le automobili più vecchie, non catalizzate. Capito il messaggio? L’industria nazionale dell’automobile, la più bella che abbiamo, ha bisogno di incentivi; quindi rottamate i mezzi vecchi, siano auto o motorini, e compratene di nuovi. Così non sarete costretti a risparmiare sulla benzina.


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