Paolino Vitolo, consulente informatico, webmaster, ITC 	consultant, giornalista, scrittore.Tracotanza e potere
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(Roma - Il Giornale di Napoli, 8 maggio 2000)

Anche se in ritardo, i nodi vengono sempre al pettine. Alcuni anni fa, quando Bassolino andò in America e ne ritornò trionfalmente con un bel prestito di 300 miliardi, pagati in dollari dagli Stati Uniti a fronte di un’emissione di BOC (i famosi buoni obbligazionari comunali), molti, tra cui il sottoscritto, denunciarono che l’operazione, più che un esempio di alta strategia finanziaria, si configurava come la sortita del cafone che va in città a farsi fregare e torna al suo paesello convinto di aver fatto un affare mirabolante; da imitare addirittura. Tralasciando i poco chiari corollari di questa storia, una semplice analisi dell’”affare” dal punto di vista strettamente finanziario, rivela che già dopo pochi mesi esso si era rivelato una bufala: a parte gli interessi non indifferenti del 10%, il prestito era stato concesso in dollari quando il dollaro valeva 1500 lire. A ottobre del ’97 esso era già a 1700 e quindi, dovendo restituire il debito in valuta USA, si era già avuta una perdita secca di circa il 20%; oggi che il dollaro ha superato le 2200 lire, la perdita è ancora più corposa: di oltre il 50%, se la matematica non è un’opinione.
E oggi che Bassolino, neo presidente regionale nonché sindaco di Napoli formalmente in carica, finalmente riceve dalla magistratura, insieme con i suoi amministratori, una “notifica di avvisi di deposito di atti di indagine”, che equivale tecnicamente a un avviso di garanzia per la vicenda dei BOC, scopro addirittura di essere stato fortunato. Sì, perché a suo tempo, il direttore e un giornalista di questo giornale su cui ho l’onore di essere ospitato, furono querelati per diffamazione dal sindaco, solo per aver denunciato l’inopportunità finanziaria dell’operazione. Io evidentemente all’epoca non fui notato e mi scansai la denuncia e l’immancabile condanna. Ma oggi i tempi sono cambiati e la magistratura, che persegue la giustizia sopra le parti, ha deciso di fare luce su una vicenda la cui scarsa regolarità e trasparenza sono confermate dai guai giudiziari in cui a suo tempo incapparono i vertici dell’ANM, azienda alla quale furono destinati una parte (non tutti, purtroppo!) dei 300 miliardi per l’acquisto di nuovi autobus.
Che brutta fine, Bassolino! Al tempo del suo massimo splendore, la tracotanza e il potere del nostro personaggio erano tali da costringere la SIP (oggi Telecom Italia) a trasferire a Bolzano un onesto e stimato dirigente, colpevole soltanto di aver consegnato, come atto dovuto, all’autorità giudiziaria, che li aveva richiesti, i tabulati delle poco chiare e trasparenti telefonate comunali (ricordate l’inchiesta, poi insabbiata, dei telefonini hard del Comune?); in quella occasione il dirigente non fu querelato perché aveva solo fatto il proprio dovere ed anche in tempi di stravolgimento della logica e del buon senso, grazie a Dio è ancora difficile far trionfare, almeno ufficialmente e formalmente, l’ingiustizia. Certo, ai poveri giornalisti è andata peggio, ma abbiamo ben visto in qual conto l’amato sindaco tenga la libertà di stampa: da vero nipotino di Lenin ha fatto chiudere il Circolo della Stampa, che da simbolo della libertà di espressione e di opinione è diventato un triste e squallido buco nero nell’altrettanto triste e squallida Villa Comunale stile Bassolino.
Eppure proprio oggi che, con la conquista della presidenza della Regione, il nostro arrampicatore crede di aver raggiunto una tappa più alta del luminoso cammino cui si sente destinato, il fato, con la sua sottile e raffinata ironia, lo precipita inconsapevolmente in piena sindrome di Masaniello: Napoli non lo ama più, quel popolo, che l’aveva rieletto con consenso plebiscitario, si è sentito tradito e lo ha abbandonato. Solo l’abbrivio dei trionfi del passato gli ha consentito di passare alla Regione, grazie al voto dei cittadini del resto della Campania, ignari di come resti difficile e precario vivere nella nostra povera, bellissima, sfortunata Napoli.
E allora è giunto il momento che noi napoletani ci riscattiamo: chiediamo a gran voce, pretendiamo le elezioni comunali. Napoli non può restare non-governata da un non-governo fantoccio. Mandiamo a casa la giunta di Bassolino, che, priva com’è anche del suo capo virtuale, non può fare più neanche le cose virtuali fatte sinora e diamo a Napoli un governo vero, che cominci finalmente ad affrontare i problemi reali. Ne abbiamo bisogno, Napoli non può più aspettare.


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