Paolino Vitolo, consulente informatico, webmaster, ITC 	consultant, giornalista, scrittore.Salviamo la nostra civiltà
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(IL MONITORE - luglio 2005 - Pubblicato col titolo: "Allarme e Medio Oriente")

I risultati delle elezioni in Iran non ci hanno stupiti; ci stupiscono piuttosto le reazioni degli osservatori occidentali, che erroneamente avevano dato per vincente il candidato moderato Rafsanjani. Invece, la vittoria di Ahmadinejad non fa altro che confermare la deriva integralista che ormai travolge tutto il Medio Oriente. Per accorgersene non è necessario andare nel lontano Afghanistan o nel martoriato Iraq; è sufficiente confrontare la Turchia di oggi, che pure sentiamo vicina al punto da volerla ammettere nella Comunità Europea, con l'ormai scomparso paese di Ataturk. Questi introdusse l'alfabeto latino, proibì l'uso del velo per le donne, eliminò la legge coranica e, in una parola, fece della Turchia un paese occidentale. Oggi le donne stanno rimettendo il chador e tutti i più retrivi ed odiosi estremismi musulmani si stanno riaffermando, cancellando quasi un secolo di progresso. Non stupisce, quindi, che in Iran abbia stravinto l'uomo, che, da sindaco di Teheran, aveva imposto l'uso di ascensori separati per i due sessi, del velo per le donne e della barba per gli uomini; tutto in odio di un Occidente ricco e infedele, secondo i dettami di una religione così primitiva da disconoscere qualsiasi spiritualità nell'uomo e da ridurre il nostro Dio misericordioso ad un tristo elargitore di punizioni corporali o di premi a base di banchetti e di procaci urì. E nell'ingenua speranza di queste squallide ricompense gli 'eroici' figli dell'Islam si macchiano dei delitti più infami, provocando spaventose stragi di innocenti.
E noi, gli infedeli, che cosa facciamo, come reagiamo di fronte a queste provocazioni, a questa guerra senza quartiere, che nostro malgrado ci è stata dichiarata? Noi - Dio ci perdoni! - noi chiediamo perdono, perdono per aver combattuto nelle Crociate, per aver difeso la nostra fede, vera o sbagliata che sia, per aver preservato la nostra civiltà, che affonda le radici nella grandezza della Grecia e nella maestà di Roma, per aver combattuto dei vili assassini, degli sporchi bifolchi, dei beceri ed incolti ignoranti, delle squallide e malefiche nullità. Ora abbiamo la certezza che questa nostra tolleranza non serve ad altro che ad attizzare l'odio e l'invidia di questi miserabili. Ben l'ha dimostrato il neo presidente Ahmadinejad , eletto con i voti della parte più arretrata e ignorante del suo paese, che nel suo discorso di insediamento, pur necessariamente tollerante, ha ribadito l’odio verso l’America, che, a dispetto delle nostre sinistre mammolette, sempre pronte a sbracarsi di fronte a tutti, resta l’ultimo baluardo della nostra civiltà. Soprattutto ora che l’Europa, tradendo la propria missione di civiltà, non ha avuto il coraggio nemmeno di ricordare le proprie radici cristiane nella sua nuova miserabile carta costituzionale. Naturalmente non è giusto fare di ogni erba un fascio: se gli integralisti islamici hanno vinto le elezioni, forse grazie a brogli elettorali, peraltro denunciati dagli sconfitti, ciò non significa che tutti gli iraniani e con essi tutte le popolazioni del Vicino Oriente siano devote alla dottrina che nega ed odia il progresso e la civiltà. Anche lì c’è una maggioranza silenziosa che soffre e lotta per l’affermazione dei valori della civiltà e della dignità dell’uomo, che prescindono dal credo religioso e dalle prepotenze dei talebani di turno. E quindi, non solo per noi, ma anche per questi fratelli sfortunati abbiamo il dovere di combattere, senza abbassare la guardia, senza concessioni o false giustificazioni alle forze del male e del terrore. La lotta sarà dura e difficile, perché le quinte colonne del nemico sono già profondamente infiltrate nel nostro tessuto sociale: basti ricordare le scandalose sentenze di giudici indegni di questo nome, che hanno mandato liberi degli sporchi terroristi, addirittura rei confessi, o hanno osato incriminare degli agenti dei servizi segreti americani, colpevoli soltanto di averci liberati della presenza di uno di questi delinquenti, imam in una moschea di Milano. La lotta sarà dura e difficile - dicevo – ma non possiamo permetterci di perdere, perché la posta in gioco trascende le nostre stesse esistenze. Ne va della sopravvivenza della nostra stessa civiltà: è per questo che non abbiamo il diritto di arrenderci.


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