Paolino Vitolo, consulente informatico, webmaster, ITC 	consultant, giornalista, scrittore.Integrazione e integralismo
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(IL CERCHIO - novembre 2005)

UNA LEZIONE DI MAGDI ALLAM PER PALAZZO SANTA LUCIA

Chi mi legge e mi ha letto anche in passato sulle pagine de Il Cerchio, sa benissimo che il signor Bassolino proprio non mi va giù. Non mi piaceva quando faceva il sindaco di Napoli e mi piace ancor meno oggi che fa il presidente della regione Campania. Il mio non è un partito preso né un astio di tipo personale - ci mancherebbe! – ma il signor governatore non finisce mai di stupirmi. Mi sono sempre chiesto come mai la regione Campania abbia bisogno di più del triplo di dipendenti di altre regioni più ricche e più popolose, come ad esempio la Lombardia. E mi sono anche chiesto come mai solo in Campania la benzina e la tassa di possesso delle automobili debbano costare più che nelle altre regioni, perché gravate da un’addizionale che non trova riscontro in nessun’altra parte d’Italia.
Sarà che la nostra macchina regionale ha bisogno di più soldi per funzionare, perché noi napoletani siamo sfaticati e quindi meno efficienti degli altri italiani? Potrebbe essere, ma non è così! La verità invece è che noi siamo più bravi, più efficienti, più attenti a tutto ciò che è moderno; in una parola: siamo più “avanzati”. Ad esempio, se è vero com’è vero che Napoli ha, per così dire, le physique du rôle di una capitale, avendo perso purtroppo da lungo tempo il suo regno, giustamente aspira almeno a diventare la capitale del Mediterraneo. Veramente per fare la capitale ci vorrebbe qualche cosina in più de le physique du rôle: infrastrutture, servizi efficienti, sicurezza del territorio, legalità. Tutte cose ampiamente carenti: Napoli (e la Campania) è proverbiale per la mancanza delle cose, peraltro normalissime, prima elencate. Da questo punto di vista la nostra città somiglia più a Calcutta o a Bombay (senza offesa), ma con una piccola differenza, se vogliamo dar ragione ad un ironico detto, di cui francamente ignoro la paternità, che recita: «Napoli è l’unica città orientale senza il quartiere europeo». E visto che il fatto di essere una città orientale ci può aiutare nella nostra aspirazione di diventare capitale del Mediterraneo, che in fondo è proprio la porta dell’Oriente, il signor Bassolino deve aver pensato che seguire la moda dell’integrazione a tutti i costi può favorire questo progetto. E che cosa c’è di meglio, per integrare le torme di extracomunitari che pullulano ormai ovunque in città, se non costruire una bella moschea, con denaro pubblico naturalmente? Questo almeno nella testa del nostro, purtroppo, governatore, che evidentemente non ha mai letto (ammesso che legga) Magdi Allam, un giornalista musulmano “per bene” (come del resto è la maggioranza dei musulmani), che afferma nei suoi frequenti articoli sul Corriere della Sera che integrare non significa che noi padroni di casa dobbiamo adattarci alle usanze degli ospiti, ma che questi debbano inserirsi nel nostro tessuto sociale rispettando le nostre leggi, le nostre consuetudini, la nostra civiltà. E con questo non vogliamo dire che la religione altrui non sia degna di rispetto – ci mancherebbe altro! -, ma solo che essa non deve diventare preminente rispetto alle altre e tanto meno rispetto alla nostra. Quindi, prima delle moschee, sarebbe bene che la Regione si preoccupasse delle scuole – e anche in questo concordiamo con Magdi Allam -, che andrebbero potenziate in modo da offrire agli immigrati la possibilità di conoscere la nostra cultura e di integrarsi realmente nel nostro tessuto sociale, diventando appunto pienamente partecipi della nostra società e non isolandosi come un organismo estraneo e ostile.
Dobbiamo dire che, per quanto riguarda la mania delle nuove moschee, il signor Bassolino è in compagnia se non buona almeno numerosa. In tutta Italia le amministrazioni regionali, che come sappiamo al momento sono in maggioranza di sinistra, trovano molto politicamente corretto blandire gli immigrati musulmani con la costruzione di nuove moschee. Fa notare ad esempio l’On. Osvaldo Napoli di F.I., sindaco di Giaveno, piccolo comune in provincia di Torino, che prima di concedere l’apertura di una moschea, sia essa una nuova costruzione magari graziosamente offerta dalla Regione di competenza, o sia essa ubicata in un locale preesistente magari in fitto, occorre indagare a fondo sulla moralità, sul passato e sulle tendenze dell’imam, cioè di colui che sarà responsabile dell’indottrinamento dei fedeli. Sì, perché a dispetto nostro e di tutta la maggioranza silenziosa dei musulmani “per bene”, è un dato di fatto che la maggior parte degli imam oggi in circolazione nel bel paese sono dei pericolosi sovversivi integralisti, che predicano ad ogni piè sospinto la Jihad, cioè la guerra santa, contro noiinfedeli, che pure li abbiamo accolti a braccia aperte. Quando non sono addirittura degli affiliati di Al Qaeda, come a volte si è scoperto. Ebbene – cita l’On. Napoli – una qualsiasi richiesta di informazioni su costoro è considerata una grave violazione della privacy di questi ceffi. Ciò è molto strano in un paese, dove anche per affittare un appartamento è richiesto il certificato antimafia (si veda a questo proposito il sito dell’On. Napoli http://www.osvaldonapoli.it). Ma purtroppo sappiamo bene che questa gente troverà sempre qualche avvocato delle cause perse o, per essere più precisi, un magistrato di idee “avanzate” pronto a vanificare l’operato delle forze dell’ordine, che magari avevano colto i delinquenti con le mani nel sacco ed erano riusciti a metterli in condizione di non nuocere.
Tornando a Magdi Allam, veniamo a sapere da alcune statistiche da lui stesso citate, che la costruzione di nuove moschee non è assolutamente giustificata. Citiamo le sue stesse parole da “Moschea-mania. Serve uno stop” – Corriere della Sera del 29/9/2005: “…i luoghi di culto islamici bastano e avanzano, proliferano in modo esponenziale a fronte di una percentuale di frequentatori assai bassa. Erano 400 nel 2000 e ora sono 611, sono quindi cresciuti del 50% in cinque anni. Mentre i frequentatori delle moschee continuano ad attestarsi attorno al 5%, vale a dire 50 mila persone su circa un milione di musulmani. Diciamolo chiaramente: le moschee non sono la priorità dei musulmani ma lo è l'integrazione. Molti musulmani non parlano adeguatamente l'italiano, non conoscono la cultura italiana, disconoscono i valori fondanti della società italiana.”. Bene, per quanto riguarda Napoli e la Campania, lo stop, provvidenziale, è venuto dal governo centrale, che ha ritenuto esorbitante la spesa di un milione di euro stanziati dalla nostra opulenta Regione, Anche perché il prurito di costruire la nuova moschea è venuto ai nostri amministratori proprio dopo la strage dell’11 settembre: un accostamento quanto meno inopportuno. E con questo non vogliamo assolutamente affermare che i musulmani siano cattivi e non abbiano diritto a dei loro luoghi di culto: questo è un diritto sancito dalla nostra Costituzione (a proposito, perché non gliela insegniamo?). Sappiamo benissimo che la maggior parte dei musulmani sono persone per bene che soffrono come noi e più di noi per i delitti dei loro cosiddetti fratelli, ma proprio per salvaguardare i buoni abbiamo il dovere di vigilare e di isolare i cattivi. Senza paura di sembrare politicamente scorretti, come evidentemente temono i nostri politici di sinistra, che sono come invasati dalla fregola di ingraziarsi gli integralisti, nemici della nostra e della loro stessa civiltà.


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